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"Più buio di mezzanotte non viene" | Le origini della Compagnia Nuotatori Paracadutisti

Pubblicato da: Categoria: CULTURA

6
MAG
2020

La Compagnia Nuotatori Paracadutisti, realtà ancora oggi pulsante e viva, costituisce un simbolo di ardimento e di italianità, legato ad una gloria passata che ha tracciato profondi solchi nell’identità militare della nostra Nazione.

L’origine della componente risale agli inizi del 1941, quando la Marina decise di appoggiare l’esecuzione del piano nr. 8600, per la ‘esigenza 2P’, elaborato dallo Stato Maggiore dell’Esercito.

L’operazione prevedeva l’occupazione del canale di Corinto al fine di svolgere nelle acque antistanti Atene missioni di natura bellica. Tre battaglioni della Folgore furono per tale motivo dislocati presso Tarquinia.

La Marina intendeva partecipare ed inviò a tale scopo presso la scuola paracadutisti di Tarquinia venti uomini del San Marco al comando del Capitano Mario Biasutti. Nel febbraio del medesimo anno il suo parigrado Nino Buttazzoni, convocato da Maripers, scriverà:

 

«C’è in preparazione una missione di guerra, che prevede il lancio col paracadute. Rispondo di slancio, mi sento euforico, non mi hanno dimenticato. Sono invitato a riflettere perché la decisione va presa con calma. Ho tutta la notte per valutare l’impegno. Non dormo… Sono fiero di essere stato scelto per questa missione e farò tutto il mio dovere»

La scelta di uomini umili e pronti, coraggiosi e di indubbia fede, ricadde sul nostro Reparto, che allora come oggi, mostrava già nello spirito del suo personale, una flessibilità d’impiego senza pari.

Benché la missione fosse stata annullata a causa dell’imprevista azione tedesca su Corinto ed il contemporaneo crollo della Grecia, Buttazzoni raggiunse Biasutti e i venti operatori nel marzo del 1941, e con l’aiuto del TV Eugenio Wolk, si adoperò con ingegno per perfezionare una peculiarità che ancora oggi distingue la Compagnia Nuotatori Paracadutisti: il lancio in mare.

Il corso si concluse entro maggio con il conferimento del brevetto di paracadutista militare, e continuò infatti passando alla sperimentazione di tecniche concepite specificatamente per l’impiego di paracadutisti sul mare.

Dopo il 20 maggio furono effettuate varie prove, che culminarono il 12 giugno nelle acque antistanti Tarquinia con il contemporaneo lancio di 8 uomini e due battellini gonfiabili dalla quota di 150 metri, in condizione meteo avverse. La prova, prima nel suo genere in Italia ebbe esito positivo, premiando così la costanza e l’inventiva del capitano Buttazzoni.

Il 5 giugno 1941, il T.V. Conti avanzò ufficialmente la proposta di costituzione di un battaglione di paracadutisti con cui il San Marco avrebbe potuto per primo e da solo concepire ed effettuare qualsiasi tipo di sbarco, iniziandolo per via aerea e proseguirlo con altri battaglioni dal mare.

Le potenzialità di operatori tanto insidiosi non sfuggirono all’attenzione delle Superiori Autorità: risulta indubbio che capacità di inserzione tridimensionali siano di assoluta necessità per raccolta informazioni e sabotaggi. Senza tali azioni le complesse attività di sbarco risulterebbero notevolmente più rischiose.

La proposta fu accettata senza indugi dallo Stato Maggiore della Marina. Alla fine del 1941 la Compagnia “P” era già` una realtà ed il reparto assunse la denominazione di “Reparto Paracadutisti”.

L’attrezzatura venne concepita e utilizzata con ingegno e sacrificio durante estenuanti addestramenti per mare e per terra.

Data la forte connotazione marina della componente, e le numerose potenziali missioni assolvibili sfruttando le acque e le coste, Wolk concepì l’idea di uomini che precedessero lo sbarco arrivando a terra occulti, così da sabotare il nemico e facilitare le seguenti operazioni con favore del fattore sorpresa

In vista della preparazione all'Operazione C3, ovvero il progettato sbarco sull'isola di Malta, la Regia Marina predispose reparti di nuotatori e paracadutisti sabotatori.

Il loro compito sarebbe stato quello di attaccare, giungendo dal mare o dal cielo, le infrastrutture portuali dell'isola, le installazioni difensive costiere e il naviglio nemico alla fonda.
Il primo reparto a nascere fu il battaglione "N" (nuotatori) con sede a Villa Letizia, presso Livorno.
Si pianificò che i nuotatori venissero trasportati in prossimità dell'isola da un mezzo avvicinatore.

Il loro compito primario, dopo essere stati avvicinati, sarebbe stato quello di nuotare fino agli obiettivi assegnati, per poi minarli con cariche esplosive subacquee magnetiche o fissabili meccanicamente agli scafi nemici.

Il battaglione N fu costituito il 27 ottobre 1943 presso La Spezia, e al Capitano Buttazzoni fu proposto di assumerne ed organizzarne il comando. Si riportano nuovamente parole scaturite dalla sua penna:

 

«Per diventare nuotatori è indispensabile avere un fisico sano e robusto, ma sono necessarie anche altre caratteristiche materiali e morali…Ci impegniamo tutti a fondo e in breve tempo il nuovo battaglione N è pronto: sono 62 ufficiali, e 640 tra sottoufficiali e marinai»

 

L'addestramento tende a portare gli uomini ai limiti delle loro possibilità fisiche e morali.
Sono previste prove di sbarco, uso degli esplosivi e soprattutto lunghe ed estenuanti nuotate.
L'addestramento in acqua, oltre che dalla fatica, viene reso ancor più difficoltoso dai materiale di vestiario non ottimali. Sarà lo spirito degli uomini ad assicurare il compimento delle azioni ardite che verranno ordinate.

Per ordine del ministero della Marina i battaglioni N e P vennero riuniti sotto un unico comando in data 1° aprile 1943. Nacque così il gruppo battaglioni Nuotatori e Paracadutisti gruppo NP, al comando del Capitano di Fregata Carlo Siemen, con Nino Buttazzoni come comandante operativo.

Si rese possibile l’impiego di squadre miste, comandate da un ufficiale e composte 13/15 uomini appartenenti sia ai Nuotatori che ai Paracadutisti.


Il battaglione venne radunato a Jesolo, e da quella sede operò contro gli Slavi dopo aver compiuto incursioni ai danni del nemico inglese. Nell’estate del 1944 si unirà alla X Mas e da quel momento fu sicuramente una delle più particolari formazioni della Decima Flottiglia. Formato con lo scopo di costituire uno speciale gruppo di Arditi Sabotatori, Agenti informatori e arditi d'assalto finì per coprirsi di gloria e decorazioni, incarnando quasi alla perfezione gli ideali di Onore, Lealtà e Fedeltà propri dei marò della Decima.

Quell’ardimento oggi ancora vive nel 1° Rgt. ‘San Marco’, dove la Compagnia NP addestra operatori sottoposti ad alti standard fisici e morali, li prepara a complesse operazioni che possono essere svolte in ogni ambiente e dimensione.

Ogni uomo è tenuto a dimostrare con orgoglio la propria preparazione, a proseguire nel proprio addestramento, a rispondere anche agli ordini più duri, e a ricordare le gloriose origini della componente di cui può fregiarsi di far parte.

 

‘Guarda benigno a noi paracadutisti, nuotatori e arditi d'Italia,
che nell'adempimento del dovere, ci lanciamo nella vastità dei cieli
e fendiamo gli sconfinati spazi dei mari
e sfidiamo la morte nelle linee violate dal nemico.
manda gli angeli tuoi a nostri custodi.
Guida e proteggi l'ardimentoso volo,
sostieni le nostre forze fra i flutti insidiosi del mare’

 

Liberamente tratto dalla preghiera degli NP

 

 

 

Aurora Battaglia



 



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